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Forfora
Più che una patologia autonoma, la forfora è un segno clinico di disfunzione del cuoio capelluto, spesso correlato a seborrea, infiammazione cronica lieve o dermatite seborroica.
Va quindi interpretata come manifestazione di uno squilibrio cutaneo multifattoriale.
Un ambiente infiammato e seborroico può alterare l’ossigenazione e il trofismo del bulbo pilifero.
Nel lungo periodo, questo può contribuire a diradamento o capelli fragili, pur non essendo la forfora una causa diretta di alopecia.
- La secchezza è dovuta a carenza lipidica e si manifesta con prurito e piccole scaglie trasparenti.
- La forfora, invece, deriva da un processo infiammatorio e proliferativo, con scaglie opache e biancastre.
La distinzione è importante per evitare l’uso improprio di prodotti sgrassanti.
La forfora è una desquamazione eccessiva del cuoio capelluto dovuta a un’alterazione del normale turnover cheratinocitario (che passa da circa 28 a 7 giorni). Le cellule cornee si aggregano in scaglie visibili.
È considerata una forma lieve di dermatite seborroica del cuoio capelluto, non infettiva ma recidivante.
- Forfora secca: scaglie fini, bianche, non aderenti, tipiche di cute disidratata; spesso associate a prurito.
- Forfora grassa: scaglie giallastre, spesse e aderenti, su base seborroica; la cute appare lucida e oleosa.
La distinzione è utile per scegliere il trattamento più idoneo.
Sì.
Alternare prodotti con meccanismi d’azione differenti (es. antifungini e cheratolitici) aiuta a prevenire l’assuefazione cutanea e mantiene l’equilibrio microbiotico del cuoio capelluto.
Una combinazione di trattamento intensivo e mantenimento cosmetico è spesso la strategia più efficace.
Sì.
Le lozioni antiforfora contengono spesso piroctone olamina, acido salicilico o derivati solforati in concentrazioni mirate. L’applicazione a cute asciutta potenzia l’efficacia del trattamento shampoo, soprattutto nei casi di forfora grassa o persistente.
In ambito dermatologico è possibile eseguire una tricoscopia o un’analisi del cuoio capelluto per valutare secrezione sebacea, stato infiammatorio e presenza di Malassezia.
In farmacia si possono effettuare test non invasivi con microcamera per determinare il tipo di forfora e consigliare il trattamento adeguato.
No.
- Gli shampoo medicati contengono principi attivi farmacologici (es. ketoconazolo 2%, solfuro di selenio 1%) e sono indicati nei casi persistenti o recidivanti.
- Gli shampoo cosmetici svolgono un’azione di mantenimento e prevenzione, grazie a ingredienti lenitivi e riequilibranti del microbiota.
Più che una patologia autonoma, la forfora è un segno clinico di disfunzione del cuoio capelluto, spesso correlato a seborrea, infiammazione cronica lieve o dermatite seborroica.
Va quindi interpretata come manifestazione di uno squilibrio cutaneo multifattoriale.
Sì.
In alcuni casi può rappresentare la manifestazione iniziale o attenuata di psoriasi del cuoio capelluto, eczema seborroico, dermatite atopica o lupus cutaneo. Se le scaglie sono spesse, aderenti o associate ad arrossamento marcato, è necessario il consulto dermatologico.
Sì.
Lo stress psicofisico influisce sull’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, aumentando la produzione di sebo e citochine pro-infiammatorie. Ciò altera la barriera epidermica e favorisce la proliferazione di Malassezia, con conseguente peggioramento della desquamazione.
Alcuni principi attivi, se usati in modo continuativo, possono seccare o irritare la cute.
È consigliato alternare periodi di trattamento a shampoo lenitivi o fisiologici.
In farmacia esistono formulazioni dermatologiche con pH fisiologico e ingredienti calmanti (pantenolo, niacinamide, aloe).
Sul cuoio capelluto vivono naturalmente dei microrganismi, tra cui un piccolo fungo chiamato Malassezia.
In alcune persone, questo fungo si moltiplica di più e utilizza il sebo (la sostanza grassa prodotta dalla pelle) come nutrimento. Nel farlo, produce sostanze che possono irritare la pelle e farla rinnovare più velocemente del normale.
Questo processo porta alla comparsa della forfora.
La frequenza ottimale varia da soggetto a soggetto, ma si consiglia di lavare il cuoio capelluto 2-4 volte a settimana, utilizzando un prodotto specifico.
Nei periodi di riacutizzazione è possibile un uso più frequente, purché lo shampoo sia delicato e ben tollerato.
Tra i fattori predisponenti troviamo:
- ipersecrezione sebacea (stimolata da androgeni);
- alterazioni del microbiota cutaneo;
- stress ossidativo;
- clima freddo o secco;
- uso di tensioattivi aggressivi o prodotti occlusivi;
- carenze di zinco o vitamina B6.
Questi elementi compromettono la barriera cutanea e favoriscono la proliferazione di Malassezia.
I principali attivi antiforfora e seboregolatori sono:
- Ketoconazolo: antimicotico ad ampio spettro contro Malassezia;
- Piroctone olamina: regola la flora cutanea e riduce la desquamazione;
- Zinco piritione: azione antimicrobica e lenitiva;
- Solfuro di selenio: riduce la proliferazione cellulare e la secrezione sebacea;
- Acido salicilico: cheratolitico, favorisce il distacco delle scaglie;
- Climbazolo e ciclopirox olamina: antifungini di nuova generazione.
- Mantenere una detersione regolare e delicata.
- Evitare prodotti occlusivi o contenenti siliconi pesanti.
- Ridurre stress e affaticamento.
- Adottare una dieta equilibrata, ricca di zinco, selenio e vitamine del gruppo B.
- Effettuare cicli di trattamento periodici con shampoo antiforfora di mantenimento.
I miglioramenti sono generalmente evidenti entro 2–4 settimane di utilizzo costante.
Tuttavia, la forfora tende a recidivare, per cui si raccomanda una fase di mantenimento con prodotti riequilibranti e un approccio continuativo, non solo sintomatico.
















